Venerdì 7, Eleonora ed io, ci siamo recati all’HMA per ammirare quella che, le critiche del momento, considerano una delle migliori band emergenti sul nostro territorio nazionale .
Visto il successo del loro ultimo disco, ho deciso di partire per tempo comprando i biglietti in prevendita. Scelta rivelatasi azzeccata dato il sold-out incamerato dalla band di Montepulciano.
A dire il vero “conosco” i Baustelle fin dal loro “sussidiario illustrato della giovinezza”, al prosieguo delle loro narrazioni post- adolescenziali quali “la moda del lento” a sua volta sfociato ne “la malavita”.
E’ la seconda volta che assisto ad una loro performance dal vivo: alla prima, lo ammetto, ero piuttosto scettico. Mi ricredetti quando affrontarono un pubblico, ancor meno propenso di me al loro chic-pop, con un sorriso disarmante. Fu lì, credo, che decisi che mi sarebbero piaciuti.
La band si presenta (puntuale) con un piglio esteticamente ineccepibile, “son proprio belli a vedersi”, penso, “forse un po’ troppo statici per i miei gusti”. La scaletta è anch’essa irreprensibile: si va dai Battiateschi “Antropophagus e Colombo” alla Bersaniana “Alfredo” . Vanno via sciolti e veloci dedicando alla platea anche il successo, tormentone estivo, scritto per Irene Grandi “Bruci la città”.
Tutto lineare fino ai bis in cui ripresentano, per la gioia del pubblico (e anche la mia) vecchi successi come “Gomma” e “La guerra è finita”.
Nessun sussulto, ma nemmeno sbavature, due orette (scarse) piacevoli per un gruppo che, in un mondo di sordi, non farà fatica a farsi ascoltare.
Amen
POST-illa
Sabato mattina avevo in previsione un lungo in compagnia alle 8, ma le caipirinhe notturne e l’ora tarda, mi hanno convinto a declinare l’invito mattutino per un più sicuro lunghissimo in solitaria il pomeriggio (35 km in 2h e 53.:troppo presto Guido, troppo presto).